L’Eroe incappa nella bufera senza sapere che essa gli si possa parare di fronte.
L’Eroe non sta nemmeno a sfoderare il suo sorriso migliore, solo attende che vento, lampi, fulmini e tuoni si plachino.
Mentre l’uragano imperversa l’Eroe pensa a quel che è veramente importante nella sua vita:
Mamma / Giocare / Lasagna / Luna / Spaghetti al tonno / Tartarughe ninja / Lego ninjago / Puré / Simpson the movie / Salmone / Lemure catta / Caracal / Tuffi in piscina.
L’Eroe fonda e affonda il suo mito nell’inconsapevolezza, non potrebbe essere altrimenti.
Avere piena coscienza di sé lo renderebbe freddo, cinico, calcolatore, narciso, eroico, insomma: finto.
La piena consapevolezza instillerebbe in lui dubbi e paura.
Il vero Eroe non sa cos’è l’eroismo.
Il vero Eroe non si muove per titoli e ricompense.
Il vero Eroe fa ciò che fa perché non esiste un altrimenti.
Il vero Eroe mi fa venire in mente quella storiella del calabrone: “Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone lo ignora e perciò continua a volare”.
Forse mi sto sbagliando, non sto delineando i tratti caratteristici del tipico eroe ma quelli di un bambino.
E restare bambino nella bufera è il gesto più eroico a cui abbia assistito.
Questa poesia e’ di Arcano Pennazzi grande amico di Davideildrago
Grazie per la tua testimonianza, anche le parole servono a non dimenticare, per costruire un futuro migliore insieme!!!!!!!!!!!